Nessun corso selezionato.
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APPUNTAMENTI |
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Appuntamenti del 05/10/14
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COMUNICAZIONI |
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Altri corsi del mese |
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Genova |
2011REG0004L
CORSO DI PRIMA FORMAZIONE PER AGENTI DI POLIZIA LOCALE CAT. C |
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07/03/2011 |
Ruolo dell'agente di PM, etica e deontologia professionale |
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07/03/2011 |
Esercitazioni formali - stile di lavoro nella comunità e cerimoniale |
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07/03/2011 |
L'organizzazione e il funzionamento del Comando di PM |
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08/03/2011 |
Etica professionale |
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08/03/2011 |
Esercitazioni formali - stile di lavoro nella comunità e cerimoniale |
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09/03/2011 |
Comunicazione interpersonale e gestione dei conflitti |
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09/03/2011 |
Comunicazione interpersonale e gestione dei conflitti |
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09/03/2011 |
Comunicazione interpersonale e gestione dei conflitti |
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10/03/2011 |
Socializzazione gruppo |
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10/03/2011 |
Comunicazione interpersonale e gestione dei conflitti |
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10/03/2011 |
Comunicazione interpersonale e gestione dei conflitti |
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11/03/2011 |
Comunicazione interpersonale e gestione dei conflitti |
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11/03/2011 |
Comunicazione interpersonale e gestione dei conflitti |
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11/03/2011 |
Comunicazione interpersonale e gestione dei conflitti |
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11/03/2011 |
Comunicazione interpersonale e gestione dei conflitti |
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14/03/2011 |
Politiche di sicurezza |
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21/03/2011 |
STAGE 1 GIORNATA - politiche della sicurezza > 6h presso Comando PM |
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22/03/2011 |
Politiche di sicurezza |
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23/03/2011 |
Il potere prescrittivo, regolamentare e sanzionatorio del comune |
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28/03/2011 |
Ruolo e organizzazione del comune |
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29/03/2011 |
Ordinamento, ruolo e funzioni della polizia locale |
Genova |
SEM. CONFLITTI URBANI
SEMINARIO MEDIAZIONE COMUNITARIA DEI CONFLITTI URBANI |
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29/03/2011 |
Pensare, progettare e formare alla mediazione oggi, si presenta come un passaggio sempre più indispensabile. Sappiamo che le parole hanno un ruolo determinante nella rappresentazione della realtà e, quindi, di noi stessi. La mediazione è una tecnica così antica che su di essa convergono, spesso erroneamente, molteplici significati interpretativi. Si ritiene importante in questa sede sottolineare che le manifestazioni del conflitto sociale non sono mai una “questione privata”, ma un’espressione che coinvolge tutti e non solo le parti in causa, minando il diritto di una comunità a godere della necessaria coesione sociale. Il pericolo è insomma quello di riferirsi a differenti classificazioni su cui la mediazione agisce (ambito penale, familiare, ecc.), correndo il rischio di scollegare tale strumento dalla dimensione sociale in cui i conflitti urbani si generano: dal contesto in cui le persone vivono, ponendo al centro del processo non il singolo cittadino, ma il sistema; utilizzando lo strumento della mediazione quale mezzo per praticare un trasparente e informale controllo sociale nelle comunità urbane. Al di là della presenza di modelli e di tecniche diverse tra loro, possiamo definire la mediazione come un processo ternario, in cui le parti in causa (mediatori, protagonisti informali, operatori sociali, polizia locale, ecc.) mediante l’applicazione di azioni congiunte e condivise, mirano alla riduzione delle tensioni nell’ottica del raggiungimento di un “compromesso informato”, che supera le comunicazioni basate sull’esclusione, l’intolleranza, e prima ancora sulla violenza. Pertanto, i partecipanti al seminario affronteranno le tematiche del conflitto e la loro costante trasformazione attraverso la sperimentazione di pratiche di mediazione, a partire da casi effettivamente vissuti nel corso della loro esperienza professionale. Dopo una breve trattazione teorica dell’argomento, i corsisti lavoreranno su tematiche prescelte dagli stessi operatori della Polizia Municipale, dei Servizi Sociali; e in raccordo tra entrambi, al fine di sperimentare nei rispettivi Comuni di appartenenza forme di intervento associato. |
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30/03/2011 |
Pensare, progettare e formare alla mediazione oggi, si presenta come un passaggio sempre più indispensabile. Sappiamo che le parole hanno un ruolo determinante nella rappresentazione della realtà e, quindi, di noi stessi. La mediazione è una tecnica così antica che su di essa convergono, spesso erroneamente, molteplici significati interpretativi. Si ritiene importante in questa sede sottolineare che le manifestazioni del conflitto sociale non sono mai una “questione privata”, ma un’espressione che coinvolge tutti e non solo le parti in causa, minando il diritto di una comunità a godere della necessaria coesione sociale. Il pericolo è insomma quello di riferirsi a differenti classificazioni su cui la mediazione agisce (ambito penale, familiare, ecc.), correndo il rischio di scollegare tale strumento dalla dimensione sociale in cui i conflitti urbani si generano: dal contesto in cui le persone vivono, ponendo al centro del processo non il singolo cittadino, ma il sistema; utilizzando lo strumento della mediazione quale mezzo per praticare un trasparente e informale controllo sociale nelle comunità urbane. Al di là della presenza di modelli e di tecniche diverse tra loro, possiamo definire la mediazione come un processo ternario, in cui le parti in causa (mediatori, protagonisti informali, operatori sociali, polizia locale, ecc.) mediante l’applicazione di azioni congiunte e condivise, mirano alla riduzione delle tensioni nell’ottica del raggiungimento di un “compromesso informato”, che supera le comunicazioni basate sull’esclusione, l’intolleranza, e prima ancora sulla violenza. Pertanto, i partecipanti al seminario affronteranno le tematiche del conflitto e la loro costante trasformazione attraverso la sperimentazione di pratiche di mediazione, a partire da casi effettivamente vissuti nel corso della loro esperienza professionale. Dopo una breve trattazione teorica dell’argomento, i corsisti lavoreranno su tematiche prescelte dagli stessi operatori della Polizia Municipale, dei Servizi Sociali; e in raccordo tra entrambi, al fine di sperimentare nei rispettivi Comuni di appartenenza forme di intervento associato. |
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31/03/2011 |
Pensare, progettare e formare alla mediazione oggi, si presenta come un passaggio sempre più indispensabile. Sappiamo che le parole hanno un ruolo determinante nella rappresentazione della realtà e, quindi, di noi stessi. La mediazione è una tecnica così antica che su di essa convergono, spesso erroneamente, molteplici significati interpretativi. Si ritiene importante in questa sede sottolineare che le manifestazioni del conflitto sociale non sono mai una “questione privata”, ma un’espressione che coinvolge tutti e non solo le parti in causa, minando il diritto di una comunità a godere della necessaria coesione sociale. Il pericolo è insomma quello di riferirsi a differenti classificazioni su cui la mediazione agisce (ambito penale, familiare, ecc.), correndo il rischio di scollegare tale strumento dalla dimensione sociale in cui i conflitti urbani si generano: dal contesto in cui le persone vivono, ponendo al centro del processo non il singolo cittadino, ma il sistema; utilizzando lo strumento della mediazione quale mezzo per praticare un trasparente e informale controllo sociale nelle comunità urbane. Al di là della presenza di modelli e di tecniche diverse tra loro, possiamo definire la mediazione come un processo ternario, in cui le parti in causa (mediatori, protagonisti informali, operatori sociali, polizia locale, ecc.) mediante l’applicazione di azioni congiunte e condivise, mirano alla riduzione delle tensioni nell’ottica del raggiungimento di un “compromesso informato”, che supera le comunicazioni basate sull’esclusione, l’intolleranza, e prima ancora sulla violenza. Pertanto, i partecipanti al seminario affronteranno le tematiche del conflitto e la loro costante trasformazione attraverso la sperimentazione di pratiche di mediazione, a partire da casi effettivamente vissuti nel corso della loro esperienza professionale. Dopo una breve trattazione teorica dell’argomento, i corsisti lavoreranno su tematiche prescelte dagli stessi operatori della Polizia Municipale, dei Servizi Sociali; e in raccordo tra entrambi, al fine di sperimentare nei rispettivi Comuni di appartenenza forme di intervento associato. |
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